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Bambini e tecnologia: l’uso degli schermi digitali tra i 3 e i 6 anni

In questo articolo potrete trovare delle linee guida chiare su cosa sia meglio fare e cosa evitare quando si parla del rapporto tra i bambini e la tecnologia, ma poi sta a voi scegliere!

Tutti abbiamo almeno uno schermo nelle nostre case e ovunque andiamo, che sia al supermercato o in stazione, é possibile trovarne più di uno o estrarre il nostro dalla tasca quando abbiamo qualche minuto libero…

Se possiamo però tralasciare di interrogarci (per il momento!) sulla pervasività della tv, dei tablet e degli smartphone nella vita di noi adulti, non possiamo fare a meno di porci domande rispetto alla presenza degli schermi digitali nella quotidianità dei bambini, soprattutto dopo le esperienze della didattica/socializzazione a distanza e dei lockdown che hanno portato, per vari motivi, ad un aumento esponenziale delle ore dedicate a questi tipi di stimoli.

I punti di partenza per ogni genitore

Informatevi, leggete e fare ricerca sull’uso delle tecnologie digitali nei bambini

Con l’esistenza di Internet non avete più scuse per dire: “Non lo sapevo” o “Non me l’hanno detto”. Oggi potete godere del vantaggio di ricercare ciò che vi serve scegliendo fonti autorevoli in modo autonomo e proattivo, e raccogliendo informazioni e dati da professionisti, ricerche e siti specializzati.

Non esistono leggi universali o ricette magiche

Siete voi, mamma e papà, a dover prendere delle decisioni (dopo esservi informati) sulla base di vostro figlio, dei suoi bisogni e delle sue esigenze. Dove possibile, non delegate ad altri ed assumetevi con coraggio la responsabilità delle vostre scelte.

In questo articolo potrete trovare delle linee guida chiare su cosa sia meglio fare e cosa evitare quando si parla del rapporto tra i bambini e la tecnologia, ma poi sta a voi scegliere!

Oggi parleremo della fascia d’età 3-6 anni cioè del periodo sancito dall’ingresso alla scuola dell’infanzia e caratterizzato dalle scoperte linguistiche e relazionali del bambino, e dallo sbocciare delle sue competenze cognitive e sociali.

La scelta di non parlare dei bambini tra gli 0-3 anni nasce dall’unanimità scientifica di come il gioco e la lettura siano attività da privilegiare in questo periodo di vita in quanto non prevedono alcun rischio (cosa che accade con tablet e tv) e stimolano l’adeguato sviluppo cognitivo dei piccoli.

Interroghiamoci sempre sullo scopo: A cosa serve far vedere la tv ad un bimbo di 6, 12 o 24 mesi? Qual’è l’obiettivo di questa scelta? Perché lo facciamo?

Ricordatevi che la prevenzione degli usi eccessivi di schermi in adolescenza inizia sin da piccolissimi e che così come esistono delle regole da seguire per un buon svezzamento, così esistono delle indicazioni per una buona “dieta digitale” dei vostri bambini, lo sapevate questo?

E come per ogni dieta, ciò che conta sono: quando mangiare, cosa e come.

A tal proposito l’Accademia Francese delle Scienze ha individuato le “Tre A” ossia le 3 attenzioni-chiave da considerare nella gestione delle tecnologie a qualsiasi età:

Autoregolazione (quando)

Fissate un tempo (30 min/1 ora) giornaliero da dedicare alla visione di un cartone animato e condividete questa informazione con vostro figlio, dandogli la possibilità di scegliere in quale momento della giornata inserire questa attività. Potreste dirgli: “Ti spettano 30 minuti di cartoni, preferisci vederli ora o dopo cena?”. Questa frase stimola l’autoregolazione del piccolo e il suo processo di apprendimento dei confini temporali.

Tra i 3 e i 6 anni sono sufficienti 30 minuti, 1 ora massimo davanti allo schermo.

NO alle ore in solitudine davanti alla TV!

Alternanza (cosa):

Non fate l’errore di sostituire i giochi tradizionali con tablet e tv.

La logica che deve guidarvi è sempre quella dell’ “e…e”, non quella dell’ “o…o”. E’ bene quindi incoraggiare il bambino nella diverfisicazione delle proprie attività quotidiane.

NO alla monopolizzazione digitale delle attività di gioco e svago!

Acccompagnamento (come):

Invitate il bambino a farvi raccontare ciò che ha visto, costruendo una narrazione che includa un prima, il presente e un dopo. In questo modo il piccolo comprenderà che ciò che ha visto ha un senso perché lui ha deciso di darglielo. Inoltre il racconto stimolerà la sua intelligenza narrativa e permetterà il passaggio dal pensiero spazializzato degli schermi a quello lineare del linguaggio parlato.

Se possibile non lasciate il piccolo solo davanti allo schermo ma stategli a fianco in modo partecipativo. Questo gli permetterà di non sentirsi solo e di avere qualcuno in grado di filtrare e moderare le esperienze emotive innescate dalla tv o dal tablet.

Abbandonate l’idea che davanti ad uno schermo si debba solo guardare e trasformate questo momento in un’occasione di dialogo e stimolazione, proprio come fareste con un albo illustrato.

NO alla TV nella cameretta!

Il rapporto dei figli con gli schermi riguarda tutta la famiglia e nasce dal modo in cui i genitori si rapportano a questi strumenti. I bambini vi imitano quindi nulla potrà cambiare se non sarete voi i primi a farlo.

Il problema non é solo quanta tv far guardare ai vostri figli e quali contenuti scegliere ma anche la qualità di utilizzo di questa tecnologia che va dosata con cura ma non demonizzata.

A cura della dott.ssa Claudia Sara

Psicologa clinica & Specializzanda in psicoterapia

Riceve: in presenza (presso Studio Rebus a Casirate d’Adda) – on-line

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