La nuova rubrica a cura della dott.ssa Martina Bottoni
“Pillole di Botanica” è una rubrica mensile che ci terrà compagnia per i prossimi mesi nata dalla voglia della dottoressa Martina di far conoscere il più possibile il suo ambito di studio: l’etnobotanica.
Martina è una farmacista laureata in farmacia all’università degli studi di Milano con un dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche e ricercatrice su piante officinali e loro uso tradizionale.
Dalla sua profonda conoscenza nasce questa rubrica che siamo sicuri vi conquisterà.
Ogni pianta selezionata è dedicata ad un membro del nostro team.
Per ogni pianta verranno trattati l’aspetto botanico, gli usi tradizionali popolari, quali principi attivi la pianta produce e perché li produce. Siamo, infatti, abituati a sentire parlare dei principi attivi delle piante e come questi vengono sfruttati dall’uomo a scopi fitofarmaceutici.
In realtà, la pianta non produce questi principi attivi per fare un favore all’essere umano, ma li produce per sé stessa, per dei metabolismi particolari che le consentono di sopravvivere, riprodursi o sfuggire ad un predatore. A tal proposito, dedicheremo una parte anche all’organismo pianta così da comprendere al meglio aspetti botanici che non sempre vengono trattati.
Per un quadro completo parleremo delle proprietà mediche delle piante e, per aiutarvi a comprendere i termini tecnici e entrare ancor più nel mondo scientifico, abbiamo pensato di aggiungere un glossario, una raccolta dei vocaboli più tecnici accompagnati da una breve spiegazione del loro significato.
Ma cos’è l’etnobotanica?
L’etnobotanica è la scienza che studia l’uso tradizionale delle piante, una conoscenza nata dall’interazione dell’essere umano con l’ambiente naturale e da sempre tramandata oralmente di generazione in generazione.
In particolare, lo scienziato etnobotanico studia e documenta sia le modalità con cui una popolazione locale sfrutta in modo sostenibile la risorsa naturale (a scopo curativo, alimentare, rituale ecc.), sia quelle con cui quest’ultima viene percepita e categorizzata.
Può sembrare una disciplina semplice ma, in realtà, si tratta di una scienza che racchiude diverse discipline: antropologia, botanica, agricoltura, archeologia, biochimica, genetica, medicina, farmacologia, ecc.
«L’etnobotanica non fornisce solo una lista di usi per ogni pianta, ma (…) riguarda una profonda concezione di come lavora il microsistema socio-ecologico. Esplorazione di come, nei secoli, il complesso tra biota e società umana ha promosso la creazione di paesaggi, abitudini alimentari, relazioni sociali (…)» (Maffi and Woodely 2010 in Pieroni and Quave, 2014)
L’etnobotanica è una scienza relativamente recente. Nonostante le annotazioni sugli usi delle piante siano rintracciabili fin dai testi antichi, l’approccio etnobotanico, inteso come approccio scientifico alla documentazione degli usi popolari delle piante, ha iniziato a svilupparsi solo nel 1990 quando venne ufficialmente riconosciuto all’etnobotanica il ruolo di scienza accademica.
L’Italia, per la sua morfologia geografica e per la sua cultura, si presta bene allo studio tradizionale delle piante. Gli italiani hanno, tra i loro tratti distintivi, un forte legame alle abitudini e alla famiglia come luogo che custodisce e tramanda tradizioni e usanze.
Non a caso, l’Italia, ha avuto e tutt’ora ha un ruolo importante nello sviluppo dell’etnobotanica come scienza.
Fino alla nascita dell’etnobotanica le conoscenze locali sull’uso delle piante venivano tramandate oralmente di generazione in generazione, ma con il passare del tempo e a causa di cambiamenti sociali, economici e climatici questa catena di trasmissione culturale rischia di andare perduta, mettendo a rischio molto del valore pratico di tali usanze e perdere per sempre importanti tasselli di conoscenza.
L’etnobotanica nasce per salvaguardare questo patrimonio culturale, con l’obiettivo di restituirlo alla comunità arricchito dei dati della ricerca scientifica.
Continua a seguirci per scoprire di più su questo tema.